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Parrocchie Resurrezione e San Giorgio
Esercizi Spirituali nella Quaresima 2013

ALLA SCUOLA DEL CONCILIO

PER CRESCERE NELLA FEDE

lunedì


Canto di inizio:

Spirito Santo, discendi tra noi: la nostra fede ha bisogno di te.

Al nostro cuore insegna ad amare, e la speranza non toglierci mai.

Tu sei il dono promesso dal Padre,

sei fuoco d'amore, sorgente di vita.

Tu vivi con noi e sei nostra forza:

sostienici sempre nel nostro cammino.

Tu sei sapienza che vince ogni errore:

di te ci fidiamo, e avremo la gioia.


Dai testi del Concilio:

COSTITUZIONE PASTORALE SULLA CHIESA NEL MONDO CONTEMPORANEO
GAUDIUM ET SPES


PROEMIO

1. Intima unione della Chiesa con l'intera famiglia umana.

Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore.

La loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti.

Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia.

2. A chi si rivolge il Concilio.

Per questo il Concilio Vaticano II, avendo penetrato più a fondo il mistero della Chiesa, non esita ora a rivolgere la sua parola non più ai soli figli della Chiesa e a tutti coloro che invocano il nome di Cristo, ma a tutti gli uomini. A tutti vuol esporre come esso intende la presenza e l'azione della Chiesa nel mondo contemporaneo. Il mondo che esso ha presente è perciò quello degli uomini, ossia l'intera famiglia umana nel contesto di tutte quelle realtà entro le quali essa vive; il mondo che è teatro della storia del genere umano, e reca i segni degli sforzi dell'uomo, delle sue sconfitte e delle sue vittorie; il mondo che i cristiani credono creato e conservato in esistenza dall'amore del Creatore: esso è caduto, certo, sotto la schiavitù del peccato, ma il Cristo, con la croce e la risurrezione ha spezzato il potere del Maligno e l'ha liberato e destinato, secondo il proposito divino, a trasformarsi e a giungere al suo compimento.

3. A servizio dell'uomo.

Ai nostri giorni l'umanità, presa d'ammirazione per le proprie scoperte e la propria potenza, agita però spesso ansiose questioni sull'attuale evoluzione del mondo, sul posto e sul compito dell'uomo nell'universo, sul senso dei propri sforzi individuali e collettivi, e infine sul destino ultimo delle cose e degli uomini. Per questo il Concilio, testimoniando e proponendo la fede di tutto intero il popolo di Dio riunito dal Cristo, non potrebbe dare una dimostrazione più eloquente di solidarietà, di rispetto e d'amore verso l'intera famiglia umana, dentro la quale è inserito, che instaurando con questa un dialogo sui vari problemi sopra accennati, arrecando la luce che viene dal Vangelo, e mettendo a disposizione degli uomini le energie di salvezza che la Chiesa, sotto la guida dello Spirito Santo, riceve dal suo Fondatore. Si tratta di salvare l'uomo, si tratta di edificare l'umana società.

È l'uomo dunque, l'uomo considerato nella sua unità e nella sua totalità, corpo e anima, l'uomo cuore e coscienza, pensiero e volontà, che sarà il cardine di tutta la nostra esposizione.

Pertanto il santo Concilio, proclamando la grandezza somma della vocazione dell'uomo e la presenza in lui di un germe divino, offre all'umanità la cooperazione sincera della Chiesa, al fine d'instaurare quella fraternità universale che corrisponda a tale vocazione.

Nessuna ambizione terrena spinge la Chiesa; essa mira a questo solo: continuare, sotto la guida dello Spirito consolatore, l'opera stessa di Cristo, il quale è venuto nel mondo a rendere testimonianza alla verità, a salvare e non a condannare, a servire e non ad essere servito.


Al Vangelo:

Nella tua Parola noi camminiamo insieme a te,

ti preghiamo resta con noi (2 volte)



Dal Vangelo secondo Marco (6, 30-44)

30 Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. 31 Ed egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'». Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare.

32 Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte. 33 Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. 34 Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

35 Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: «Questo luogo è solitario ed è ormai tardi; 36 congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare». 37 Ma egli rispose: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». 38 Ma egli replicò loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». E accertatisi, riferirono: «Cinque pani e due pesci». 39 Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde. 40 E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta. 41 Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti. 42 Tutti mangiarono e si sfamarono, 43 e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci.

44 Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

Per il tempo del silenzio:
Cirenei della gioia, di don Tonino Bello

Penso che fra tutti i documenti della chiesa, sin da quando si è cominciato a designarli con le prime parole latine, non ce ne sia uno che abbia la sua ouverture così perfetta come quella della Gaudium et Spes.

  Si direbbe che vi abbiano posto mano i poeti più che i teologi, e che a prima stesura sia stata scritta non su quelle carte severe degli esperti di scienze divine, ma sulle agili righe di un pentagramma musicale.

  Sì, perché sembra l'attacco a piena orchestra di una sinfonia, le cui note scuotono l'aria, ora con irrefrenabili vibrazioni di festa, ora col ritmo simmetrico della fuga, ora con le tenui cadenze dell'elegia.

  "Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che offrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore".

  Con queste parole, il 7 dicembre 1965, la chiesa planava dai cieli della sua disincarnata grandezza e sceglieva di collocare definitivamente il suo domicilio sul cuore della terra.

  E' come se avesse annullato di colpo la barriera di secolari distanze, accettando di diventare coinquilina degli stessi condomini abitasti dai comuni mortali. Ha rinunciato spontaneamente per sempre a quella zona di rispetto creatale da antichi prestigi: non per timore della sua solitudine, ma preoccupata della solitudine degli uomini.

  Con quel preludio solenne, diga squarciata dai pensieri di Dio, la chiesa sembra dire al mondo così: "D'ora in poi le tue gioie saranno le mie; spartirò con te il pane amaro delle identiche tristezze, mi lascerò coinvolgere dalle tue stesse speranze, e le tue angosce stringeranno pure a me la gola con l'identico groppo di paura".

  Noi tuoi figli ti diciamo grazie, chiesa, perché ci aiuti a ricollocare le nostre tende nell'accampamento degli uomini. Perché non ci isoli nei recinti dell'aristocrazia spirituale. Perché nel piano urbanistico della città terrena non pretendi per i discepoli di Cristo suoli privilegiati per la loro edilizia.

  Grazie, perché riscoprendo la legge dell'incarnazione che condusse il Maestro ad abitare in mezzo a noi ti sei decisa a vivere con gli uomini una condiscendenza a tutto campo. Perché rinunci ai fili spinati della riserva di caccia. Perché alla categoria del sacro, che seleziona spazi e tempi da dedicare ala Signore, preferisci la categoria della santità, che permea di presenza divina anche le fibre più profane dell'Universo.

  Ma grazie, soprattutto, per quella notizia inaspettata, stupenda, che ci dai col fremito dei lieti annunci: quando affermi, cioè, che le gioie degli uomini sono anche le gioie del cristiano, e che tra le une e le altre, caduto il sospetto della contrapposizione, corre il filo doppio della simpatia.

  E' incredibile. Eravamo abituati a condividere solo i dolori del mondo. Una lunga dottrina ascetica ci aveva allenati a farci carico esclusivamente delle sofferenze dell'umanità. Eravamo esperti nell'arte della compassione. Nelle nostre dinamiche spirituali aveva esercitato sempre un fascino irresistibile il cireneo della croce. Ma i maestri di vita interiore non ci avevano mai fatto balenare l'idea che ci fossero anche i cirenei della gioia.

  Ed ecco ora lo sconvolgente messaggio: le gioie genuinamente umane, che fanno battere il cuore dell'uomo, per quanto limitate e forse anche banali, non sono snobbate da Dio, né fanno parte di un repertorio scadente che abbia poco da spartire con la gioia pasquale del Regno.

  La felicità per la nascita di un amore, per un incontro che ti cambia la vita, per una serata da trascorrere con gli amici, per una notizia sospirata da tempo. per l'arrivo di una creature che riempie la casa di luce, per il ritorno del padre lontano, per una promozione che non ti aspettavi, per la conclusione a lieto fine di una vicenda che ti ha fatto penare a lungo ... questa felicità fa corpo con quella che sperimenteremo nel Regno.

  E' contigua col brivido dell'eternità, che proveremo nel cielo, l'estasi che ti coglie davanti alle montagne innevate, alle trasparenze di un lago, alle spume del mare, al mistero delle foreste, ai colori dei prati, ai turgori del grano, ai profumi dei fiori, alle luci del firmamento, ai silenzi notturni, all'incanto dei meriggi, al respiro delle cose, alle modulazioni delle canzoni, al fascino dell'arte.

  E' parente stretta con le sovrumane gioie dello spirito l'umanissima gioia che ti rapisce di fronte al sorriso di un bambino, al lampeggiamento degli occhi di una donna, agli stupori di un'anima pulita, alla letizia di un abbraccio sincero, al piacere di un applauso meritato, all'intuizione di cose grandi nascoste dietro i veli dell'effimero, alla fragilità tenerissima di cui si riveste la bellezza, al sì che finalmente ti dice la persona dei tuoi sogni.

"Non vi è nulla di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore".

  Ma che cosa è questa rivelazione improvvisa che annuncia coincidenze arcane tra le gioie degli uomini e le gioie dei discepoli di Gesù?

  Colpo di scena o colpo di genio?
  Forse è solo colpo di grazia!



Preghiera comune: Salmo 138

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
A te voglio cantare davanti agli angeli,
mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome
per la tua fedeltà e la tua misericordia:
hai reso la tua promessa più grande di ogni fama.
Nel giorno in cui t'ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

Ti loderanno, Signore, tutti i re della terra
quando udranno le parole della tua bocca.
Canteranno le vie del Signore,
perché grande è la gloria del Signore;
eccelso è il Signore e guarda verso l'umile
ma al superbo volge lo sguardo da lontano.

Se cammino in mezzo alla sventura
tu mi ridoni vita;
contro l'ira dei miei nemici stendi la mano
e la tua destra mi salva.

Il Signore completerà per me l'opera sua.
Signore, la tua bontà dura per sempre:
non abbandonare l'opera delle tue mani.

(tutti) Gloria al Padre...