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FRANÇOIS XAVIER NGUYEN VAN THUAN - 3 Amare Gesù nel momento presente Stampa

Testimone di speranza

FRANÇOIS XAVIER NGUYEN VAN THUAN

 

 

3) Amare Gesù nel momento presente.


Quando sono stato arrestato, ho dovuto andarmene subito,a mani vuote. L’indomani, mi è stato permesso di scrivere ai miei per chiedere le cose più necessarie: vestiti, dentrificio…Ho scritto: ‘Per favore, mandatemi un pò di vino, come medicina per il mal di stomaco’. I fedeli subito hanno capito. Mi hanno mandato una piccola bottiglia di vino per la Messa, con l’etichetta ‘medicina contro il mal di stomaco’, e delle ostie nascoste in una fiaccola contro l’umidità.[…] Non potrò mai esprimere la mia grande gioia; ogni giorno con tre gocce di vino e una goccia d’acqua nel palmo della mano, ho celebrato la Messa. Era questo il mio altare ed era questa la mia cattedrale! […] Ogni volta avevo l’opportunità di stendere le mani e di inchiodarmi sulla croce con Gesù, di bere con lui il calice più amaro. […] Erano le più belle messe della mia vita”.

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Vorrei, in questa meditazione, soffermarmi sul momento presente. E’ nel presente che inizia l'avventura della speranza. Esso è l'unico tempo che possediamo nelle nostre mani. Il passato è già pas­sato, il futuro non sappiamo se ci sarà. La nostra ricchezza è il presente.

Vivere il presente è la regola dei nostri tempi. Nei ritmi frenetici della nostra epoca, occorre fer­marsi nel momento presente come unica chance per «Vivere» veramente ed introdurre, sin d'ora, la no­stra vita terrena nel corso della vita eterna.


Dopo il mio arresto, nell'agosto del 1975, ven­go trasportato durante la notte da Saigon fino a Nhatrang, un viaggio di 450 km, in mezzo a due po­liziotti. Ha inizio l'esperienza di una vita da carce­rato: non ho più orario. Un proverbio vietnamita dice: «Un giorno in prigione vale mille autunni in libertà». L'ho sperimentato: in prigione tutti aspet­tano la liberazione, ogni giorno, ogni minuto. 

In quei giorni, in quei mesi tanti sentimenti confusi mi arrovellano la mente: tristezza, paura, tensione. Il mio cuore è lacerato per la lontananza dal mio popolo. Nel buio della notte, in mezzo a questo oceano di angoscia, piano piano mi risve­glio: «Devo affrontare la realtà. Sono in prigione. Se aspetto il momento opportuno per fare qualco­sa di veramente grande, quante volte mi si presen­teranno simili occasioni? C'è una sola cosa che ar­riverà certamente: la morte. Occorre afferrare le oc­casioni che si presentano ogni giorno, per compiere ­azioni ordinarie in modo straordinario».

Nelle lunghe notti in prigione, mi rendo conto che vivere il momento presente è la via più semplic­e e più sicura alla santità. Nasce da questa convin­zione una preghiera:

«Gesù, io non aspetterò; vivo il momento pre­sente, colmandolo di amore.

La linea retta è fatta di milioni di piccoli punti uniti l'uno all'altro.

Anche la mia vita è fatta di milioni di secondi e minuti uniti l'uno all'altro.

Dispongo perfettamente ogni singolo punto e la linea sarà retta. Vivo con perfezione ogni minuto e la vita sarà santa.

Il cammino della speranza è fatto di piccoli passi di speranza. La vita di speranza è fatta di brevi minuti di speranza.

Come te, Gesù, che hai fatto sempre ciò che píace al Padre tuo.

Ogni minuto voglio dirti: Gesù, ti amo, la mia Vita è sempre una 'nuova ed eterna alleanza' con te.

Ogni minuto voglio cantare con tutta la Chiesa: Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo...».