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Verbale del 03 mar 2014 Stampa
 
VERBALE DELLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE
del 03 marzo 2014

Alle 21.10, fatto l'appello, risultano presenti: don Donato Pastori e don Paolo Cantù; Luca Garotta; Armando Negri, Rosalba Risolo, Carlo Riva, Daniela Ruboni e Diana Tavola; Francesca Anello, Gianfranco Boni, Gemma Di Marino, Antonietta Paganoni, Tina Vulso e Giuseppe Zanella. Si annotano, pertanto, le assenze di: don Gianfranco Zuffada (malattia); Sara Berlanda (lavoro), Silvana Bassi, Rosario Peixoto, Maria Manzi (assistenza don Gianfranco), Anna Maria Millo, Graziella Mandelli (malattia) e Domenico Mazzilli (vacanza). Sono, inoltre, presenti: Pierangelo (osservatore), Giovanna, Katia, Dina e Caterina, membri del Gruppo parrocchiale Caritas, in qualità di relatrici.

Alle 21.08, apre la seduta don Donato, informando i membri delle decisioni della Commissione Liturgica, per ciò che riguarda la Quaresima. Viene, pertanto, letto il Verbale della seduta tenuta il 12 febbraio 2014. Dopo breve commento, si prosegue con la consueta preghiera introduttiva, per preparare la mente di ognuno alla discussione.

Si passa, quindi, al primo punto all'ordine del giorno:

1. Con la presenza dei membri del gruppo Caritas, cercheremo di conoscere cosa si fa nella nostra parrocchia nell'ambito della carità.

Apre, allora, la sessione Gemma, che, in qualità di moderatrice, introduce, dapprima, l'argomento. Susseguentemente, dà la parola a Katia, membro del Gruppo Caritas parrocchiale, che espone al CPP l'opera e le difficoltà del gruppo stesso. In particolare, racconta, il lunedì si distribuiscono agli indigenti i generi alimentari, donati da alcuni supermercati e selezionati, nonché suddivisi, dai membri del gruppo; il martedì e il giovedì sono dedicati all'ascolto; il venerdì si assistono coloro che sono in cerca di lavoro, assegnando loro una casella email, insegnando loro a redigere un curriculum, a ricercare un posto di lavoro via internet, ad accedere ai servizi comunali ed altro. Prende, poi, la parola Giovanna, che spiega il funzionamento del 'Centro di Ascolto': le persone, più o meno 'disperate', vengono al Centro di Ascolto a raccontare la propria storia, i propri problemi e difficoltà. I componenti del Gruppo ascoltano e, poi, danno “fondo alle risorse del Gruppo”, preparando, insieme con quella persona, un progetto di affiancamento, di accompagnamento, dandole degli strumenti per affrontare e risolvere i suoi problemi, indirizzandola ai vari servizi che possono offrire le istituzioni comunali, regionali o nazionali. Occorre affiancare queste persone, prosegue Giovanna, perché, spesso, queste persone si arrendono di fronte alle difficoltà, perché già scoraggiate, perché hanno problemi di lingua e così via. Il Gruppo, dice Giovanna, dà o tenta di dare qualcosa a queste persone, ma moltissimo ne ricevono da coloro che assistono. Katia, su richiesta, precisa, inoltre, che si riesce a dare ascolto ad una decina di persone, per settimana, ma molte di più lo richiederebbero. Secondo don Donato, la carità non è solo 'dare', ma è anche 'accogliere', che è, appunto, il metodo seguito dal nostro Gruppo Caritas. Il problema grosso, dunque, a fronte delle mille cose che il Gruppo cerca di offrire a chi gli si rivolge, è la mancanza di personale: coloro che seguono queste operazioni non riescono più a risolvere i problemi di tutti coloro che chiedono aiuto, anche in conseguenza dell'aumento di queste persone, a causa della crisi economica di questi ultimi tempi. Rileva don Donato che, purtroppo, sta avvenendo un fenomeno che è poco comprensibile: sono le istituzioni, comunali e regionali che siano, ad indirizzare chi ha problemi verso gli enti religiosi, anziché il contrario. Precisa, però, Giovanna, che la risposta offerta dal Centro di Ascolto è più calda ed accogliente, mentre quella offerte dalle istituzioni è più fredda e formale. Viene data, brevemente, la parola a Pierangelo, che richiama l'attenzione dei membri sul significato della carità, che non è solo dare, soldi o cibo che siano, ma anche accogliere, ascoltare il prossimo, secondo l'insegnamento di Gesù.

Gemma introduce, quindi il 2° punto all'o.d.g.:

2. Rifletteremo sul valore della carità e sul rapporto tra il gruppo Caritas e tutti i parrocchiani, che non devono essere estranei alle scelte di solidarietà e di servizio che si operano nella nostra comunità.

Interviene don Donato, che pone delle domande: come si manifesta l'amore per Dio ? Amare Dio equivale a pregarlo ? Che significa amare il prossimo ? Dargli soldi e cibo ? Cosa significa 'salvare' ? Gesù è un Salvatore: ma perché la gente non lo cerca ? Amare, dice don Donato, vuol dire 'entrare' nel cuore altrui. Spesso si confonde l'amore con la compassione: vedendo in televisione chi soffre la fame, si dice “poverino !”. Ma meglio sarebbe, prosegue, immaginare di invitarlo a casa nostra per la Quaresima, calcolando la somma giornaliera, necessaria per una persona per mangiare, e moltiplicandola per i 40 giorni che dura Quaresima: si potrebbe mandargli, allora, quella somma ! Secondo Gemma 'carità' è diffondere una cultura nuova, non deve essere 'assistenzialismo': è farsi carico del problema del prossimo, seguendo la parola di Gesù, come ci rammenta la parabola del 'Buon samaritano', che si svolge nella strada e non nei palazzi. Carlo, a sua volta, esprime il significato di carità analizzando l'amore coniugale, cui si sente più avvezzo: quindi, dice, amare una persona significa prendersene cura. Scorge, altresì, nella carità, un pericolo: la delega ad altri di quanto si dovrebbe fare. Per la comunità, prosegue, è fondamentale pensarsi corresponsabile delle persone che ci circondano. Tira le somme don Donato: da quanto emerso, carità vuol dire prendersi a cuore tutto il prossimo, non una parte; ma, per fare questo, occorre tempo. Giovanna osserva che la carità non è necessariamente una cosa che si debba 'vedere', come, invece, traspare da ciò che fa il Gruppo Caritas. Ci sono molte persone che fanno cose 'caritatevoli', senza, per questo, appartenere al Gruppo. Interviene Diana, che sposta l'attenzione sulle prime domande formulate da don Donato, circa il modo di amare Dio. Diana porta il paragone della sua vita di madre: se i suoi figli crescono bene, seguendo i suoi insegnamenti, lei stessa si sentirà soddisfatta di loro; allo stesso modo, se noi, figli di Dio, ci comportiamo nel mondo secondo i suoi insegnamenti, Dio sarà, allo stesso modo, soddisfatto di noi. Armando obietta che ciò non chiarisce, però, come noi amiamo Lui. Don Paolo, perciò, domanda a Diana: “In che modo i tuoi figli dimostrano di amarti ?”. Armando tenta una risposta: lo dimostrano nella totale dipendenza verso il genitore. Anche Gemma ha da obiettare a Diana: il sentirci a posto ci assimila agli Ebrei di 2000 anni fa, che seguivano la Legge e consideravano ciò esaustivo. Diana ricorda che, secondo quanto prospettato nella relazione di don Cislaghi del 28 marzo 2012, già comportandosi da buon laico nella vita quotidiana, si farà la volontà di Dio. Don Donato obietta che questo buon comportamento può essere visto anche in un ateo e, perciò, chiede dove si veda la fede. Sottolinea, quindi, la difficoltà di capire il significato più profondo di 'carità'. Pierangelo ricorda che Gesù non ha demandato ai suoi apostoli o ad altri l'incarico di assistere il cieco nato, ma lo ha guarito, lo ha reso protagonista. Per concludere l'esame del secondo punto all'o.d.g., Gemma riassume quanto fa il Gruppo Caritas: il Centro di Ascolto, l'aiuto nella ricerca del lavoro, la distribuzione di cibi, vivande e vestiario; accompagnamento ed indirizzamento alle strutture. Chiede, quindi, a parte la carenza di personale, che cosa il Gruppo necessiti. Katia risponde che i membri necessitano di formazione e informazione: avrebbero bisogno di conoscere le normative vigenti nel campo dell'assegnazione di abitazioni; di conoscere l'esistenza di corsi di aggiornamento per disoccupati o di recupero per studenti che abbiano lasciato la scuola. Ma tutto è riconducibile alla carenza di personale.

Si passa al seguente o.d.g.:

3.Individuazione di alcune
proposte concrete, per coinvolgere tutta la comunità al valore della carità

Don Paolo ritiene che la domanda fondamentale da porsi non sia 'di cosa senta il bisogno il Gruppo Caritas', bensì: 'come possono essere aiutate a vivere la carità le persone della nostra comunità' ? Secondo Gemma, uno dei bisogni della comunità potrebbe essere la creazione di un doposcuola per ragazzi. Caterina obietta che sarebbe certamente una buona cosa, però si deve considerare che i bambini delle elementari escono da scuola già alle 16.30 e la disponibilità, quindi, sarebbe solo per il sabato; ma c'è già una lunga lista d'attesa, di oltre 30 bambini e non si può fare di più, a causa degli spazi, delle persone e dei tempi a disposizione, giacché non è ipotizzabile istituire un doposcuola serale. Don Donato ritiene sia un tema interessante, ma, data l'ampiezza, si conviene di rinviarne la discussione ad altra data. Prosegue, inoltre, proponendo di comunicare mensilmente alla comunità un caso concreto di persone o famiglie in difficoltà, per le quali raccogliere fondi ed aiuti materiali. Questi casi potrebbero essere suggeriti dal Gruppo Caritas. Altra proposta, secondo don Donato, potrebbe essere richiedere un po' di tempo libero alle persone della comunità per fare compagnia o per assistere chi ne avesse bisogno; oppure richiedere l'intervento gratuito di idraulici o elettricisti, disponibili ad offrire la propria opera per persone a reddito basso, che, altrimenti, non potrebbero permetterselo. Diana e Katia commentano la proposta della 'banca del tempo libero': il problema è che, in questo quartiere, la stragrande maggioranza delle persone chiede lavoro, non lo offre. Secondo Katia, sarebbe opportuno ampliare la richiesta ad altri quartieri che avessero più disponibilità di offerte di lavoro, per confrontare la domanda con l'offerta di lavoro. Si decide, vista l'ora, di rinviare la discussione e l'approvazione delle proposte ad altra sessione. Katia riferisce, a tal proposito, che il Gruppo Caritas sta preparando una relazione con tutte le attività esercitate.

Passando al seguente o.d.g.:

4. Comunicazione al Consiglio Pastorale di ciò che la commissione liturgica ha deciso per la quaresima. Tra queste proposte c'è anche quella di presentare a tutta la comunità (durante le 6 domeniche) i tre progetti di carità proposti dalla Caritas Diocesana e dall'Ufficio Missionario. Questa proposta potrebbe già essere un modo concreto per attualizzare il tema della carità di cui sopra. Un'attenzione, però, sia ai bisogni delle persone "vicine" che di quelle "lontane", con l'intendimento non solo di aiutarli economicamente, ma, anche, di conoscere la loro cultura e il loro modo di vivere la fede, per farci aiutare a migliorare il nostro modo di vivere e di credere.

don Donato ricorda che la Caritas Ambrosiana e l'Ufficio Missionario Diocesano propongono, per la Quaresima, tre progetti di aiuto a comunità diverse nel mondo. Questi progetti, secondo don Donato, potrebbero essere presentati alla nostra comunità, tramite il foglio Parrocchia & Famiglia ed anche durante le Messe festive, uno ogni due domeniche, per la raccolta fondi, certamente, ma, anche, per conoscere la cultura di altre comunità sparse nel mondo ed imparare da loro, per arricchirsi reciprocamente.

Passando al seguente o.d.g.:

5.Varie ed eventuali

Tina chiede che venga lasciata aperta la chiesa fino alle 22 o le 23, in giorno non occupato da funzioni, ma le viene obiettato che la Commissione Liturgica ha già deciso di lasciarla aperta ogni venerdì di Quaresima, fino alle 22.30.


Alle 23.08, quindi, si dichiara chiusa la seduta e ci si aggiorna alla sera del 28 aprile 2014.


P.S.: si avvisano tutti i Membri, che, chiunque lo desideri, può richiedere una copia della registrazione audio di ciascuna delle sessioni del CPP vigente, in formato MP3. Chiedere ad Armando. Si ricorda, inoltre, che sul sito della parrocchia, www.resurrezionessg.it, si trovano tutti i Verbali del CPP del presente anno pastorale, nonché le relazioni dei vari gruppi e commissioni.