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Verbale del 27 set 2014 Stampa

VERBALE dell'assemblea

di INIZIO anno pastorale 2014 - 15

del 27 SETTEMBRE 2014


Alle 17.00, don Donato apre la seduta introducendo l'argomento, che è la catechesi dei bambini, che va, però, vista sullo sfondo di tutto il cammino formativo della parrocchia. Il parroco inizia ponendo alcune domande: la gente della comunità riceve sufficiente formazione ? Elenca le opportunità offerte: iniziazione al battesimo; Nonno Gianfri; il catechismo della fascia d'età dai 7-8 anni fino alla Cresima; i gruppi Ado e Sirio; i Gruppi di ascolto del Vangelo; l'Omelia domenicale; il Corso Biblico (decanale); gli esercizi spirituali.

Don Donato rimanda all'articolo pubblicato sul Parrocchia e Famiglia del 21 settembre sull'argomento, quindi chiarisce la novità introdotta dall'Arcivescovo: ossia l'abbassamento alla seconda classe elementare dell'iniziazione cristiana. Quindi, pone alcune asserzioni critiche circa la tradizione di impartire la Prima Comunione ai più piccoli e la Cresima a quelli più grandi: narra quindi la storia delle modifiche, peraltro sperimentali, apportate dal Cardinal Tettamanzi, secondo cui, a seguito del Battesimo, ci vorrebbe prima la Cresima che 'conferma' e, di conseguenza l'Eucaristia che è il momento culminante e maturo del cammino di fede, non un passo intermedio verso la cresima. Il Cardinal Scola, succeduto a Tettamanzi nella guida della diocesi, ha chiuso gli esperimenti fatti dal suo predecessore con la proposta che dobbiamo attuare: cioè Prima Comunione dopo tre anni di catechesi e Cresima dopo il 4° anno.

Roberto, catechista, lamenta il fatto che, a fronte del buon numero di iscritti in 3^ elementare, in vista della Prima Comunione, che si riceve frequentando la 4^, l'anno seguente, quello della pausa fra la Comunione e la Cresima, già si verifica un dimezzamento degli iscritti; di questi, che ricevono, in 1^ media, la Cresima, pochissimi si ripresentano, l'anno seguente, a frequentare le opportunità di crescita spirituale offerte dalla parrocchia. Ora, interviene don Donato, con la modifica apportata dall'Arcivescovo, questo problema sarà risolto, in quanto che Comunione e Cresima avverranno a distanza di un solo anno l'una dall'altra. L'iniziazione cristiana, prosegue Roberto, è un'ottima opportunità di formazione, perché si richiede ai genitori di affiancare i catechisti: ciò si risolve in formazione sia per i genitori che per i ragazzi, ma, purtroppo, la risposta non è sempre pronta e numerosa. Don Donato, facendo riferimento alla nota pastorale di quest'anno del Card Scola, introduce il tema della 'Comunità Educante'. A questo proposito, Roberto ricorda che è già stata fatta l'esperienza di far conoscere ai ragazzi le attività della Caritas, della Casa della Carità, di volontari che prestano la loro opera per gli emarginati ed i bisognosi, per far loro conoscere il significato della parola 'carità'. Annamaria, catechista, è dell'idea che, addirittura, i ragazzi dovrebbero ricevere i sacramenti, non secondo l'età, bensì quando siano maturi per riceverli. Propone, inoltre, di guidare i ragazzi lungo i primi due anni d'iniziazione attraverso percorsi ludici di socializzazione, per poi effettuare il vero e proprio catechismo nei seguenti due anni. Viene sempre, comunque, ritenuto utile, se non indispensabile, coinvolgere i genitori. Gemma riprende il tema della 'Comunità Educante'. Qualcuno, dall'assemblea, rammenta che, in altre religioni, ma, specificatamente, quella ebraica, quando si debba esemplificare ai più piccoli, si citano i Profeti delle Scritture, mentre la nostra civiltà ci porta a citare personaggi contemporanei, siano essi politici o dello spettacolo. Qualcun altro sostiene che 'Comunità Educante' vuol dire anche seguire certe regole: il CPP dovrebbe darsi degli obiettivi minimi percorribili da suggerire alla comunità. Gigi sostiene che la formazione va fatta secondo chi la deve ricevere, sia esso un genitore, un lavoratore, un pensionato, un bambino. Don Donato riassume quanto detto finora, sottolinenando che la comunità presuppone una maggiore formazione per tutti non solo per i catechisti; don Donato sottolinea che non è facile definire con precisione il concetto di 'Comunità Educante'. Interviene Carlo, che scorge l'esistenza di tre comunità educanti: la prima è costituita da tutti coloro che condividono la fede in Cristo; la seconda è costituita dal mondo della scuola, che non conduce necessariamente alla fede; la terza è formata dai mass media, dalla televisione, dalla gente comune, che educa alla furbizia, alla ricchezza, eccetera. Secondo Carlo, la fascia d'età rimasta 'scoperta', dopo l'anticipazione alla 5^ elementare della Cresima è indubbiamente un vuoto da riempire, ma, proprio per questo, offre una libertà, uno stimolo a cercare nuove opportunità di educazione. Don Donato ricorda come il catechismo sia legato alla classe scolastica frequentata: alla luce di ciò, si chiede se non si possa liberalizzare l'età di iscrizione. Annamaria si chiede se, invece, non si possano costituire dei laboratori, con catechisti specializzati sui diversi argomenti. Segue, qui, la domanda di don Donato: “Il catechismo deve educare alla fede o ai sacramenti ?”. Altra domanda: “L'educazione alla fede la devono impartire i catechisti o spetta anche, e soprattutto, ai genitori ? ”, anche, perché i bambini arrivano al catechismo, per la maggior parte, completamente digiuni di alcun concetto riguardante la vita religiosa. La scuola, aggiunge Roberto, dovrebbe interagire con la comunità parrocchiale, con laboratori e iniziative varie, perché i bambini arrivino all'iniziazione cristiana conoscendo già alcuni dei catechisti e ambienti della parrocchia. Don Paolo si definisce sostenitore della liberalizzazione dell'età dell'iscrizione. È altrettanto convinto, però, che se non ci fosse questa sorta di obbligo, si perderebbe una buona metà di iscritti. Annamaria suggerisce, invece, di impartire i sacramenti quando siano maturi i bambini che debbono riceverli. Luca condivide quanto detto nel precedente intervento da Annamaria: i primi anni di iniziazione dovrebbero essere più ludici e dedicati alla socializzazione. Don Donato chiude l'assemblea riassumendo: il ruolo dell'assemblea non è decisionale, bensì consultivo. Per ogni decisione ed indirizzo pastorale si rimanda alla sessione del CPP.


Alle 18.25, esauriti gli argomenti in esame e gli interventi, arricchiti da questa nuova esperienza, si chiude l'Assemblea.